L'architettura rurale e le masiere

ARCHITETTURE TIPICHE NEI CENTRI MINORI

 

Le tipologie architettoniche, specie quelle arcaiche, sono dettate dalla necessità e dall’uso del territorio.

Nel Canale di Brenta in particolare la coltivazione del tabacco, ha condizionato l’architettura di fondovalle e di mezzacosta.

Le case sono normalmente strette e molto alte (quattro a più piani). Molte furono rialzate nelle seconda metà del 1800 per permettere la lavorazione del tabacco nel granaio trasformato in essicatoio. Gli ultimi piani di queste case sono (erano) caratterizzati da ballatoi in legno che così aumentavano la superficie utile.

Il materiale usato era la pietra locale per i muri e il legno per travature, impalcati e scale.

Era frequente la tipologia che vedeva al piano terra la stalla e sopra questa i vani di abitazione.

Queste architetture molte volte sono appoggiate le une alle altre costituendo così il nucleo "urbano" di una contrada.

Riportiamo solo alcuni esempi.

Sarson:

- case rustiche in via Sarson, verso monte.

Campese.

- Via Castelnuovo. Antica casa in pietra e mattoni della fine del 1700. Detta "casa della Bandiera".

- Via Colpiano. Casara dei "Cocia" in Valvecchia. Edificio di mezzacosta ancora intatto.

- Stradella degli alberi. Edificio rustico in pietra consistente in stalla e fienile. Intatto in tutte le caratteristiche costruttive comprese le porte. Sec. XVIII.

Campolongo:

  • Case Lovati (in generale le case poste a mezzacosta)

Valstagna:

  • Londa, le case attorno al Capitello.
  • Le contrade Mattietti e Mori.
  • Le case di Pian Valente.
  • L’agglomerato attorno alla chiesa di Costa.
  • Collicello con la chiesa e le case addossate. Notevole.

Cismon:

  • La casa al colle San Marco.
  • L’ "ospedale" ai Porteghetti.

San Nazario:

  • Case al Praventore.
  • Case di Pian Castello.

Solagna:

  • Le facciate delle case lungo Riviera Secco e via Ferracina.

Pove:

  • Le case in pietra di via Bosa, di via Rivagge e le vecchie botteghe degli scalpellini.

 

 

EDIFICI STORICI E RURALI CARATTERISTICI

 

Nella storia architettonica della valle, oltre ai castelli, alle pievi, agli opifici, alle masiere e alle mulattiere selciate si trovano, corti rustiche, case padronali e ville.

Le ville si trovano dove il Canale di Brenta sbocca nella pianura e incominciano le prime aziende agricole con vaste estensioni di campi coltivati. Queste costituiscono esempi notevoli dell’architettura veneta.

All’interno della valle si trovano ancora numerose case padronali, quasi sempre associate agli opifici che un tempo costellavano le rive del fiume.

Le corti rustiche sono molte, in pratica quasi ogni contrada si struttura attorno ad uno spazio comune dove si affacciano le case, ottenendo così il minimo consumo di terreno agrario.

 

VILLE

Angarano:

1 – Villa Bianchi Michiel. Progetto, in parte realizzato, di Andrea Palladio. Dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

2 – Villa Aronzi – Fietta. Sulle falde della collina di S. Eusebio. Pregevolissima architettura del 1600 – 1700.

3 - Villa Brocchi – Colonna alle acque. Antica residenza di caccia dei Brocchi – Colonna.

4 – Villa Roberti. Residenza di campagna e "salotto letterario e scientifico"dei nobili Roberti. Notevole la cappella.

Pove, San Bortolo:

– Ca’ Gheltof, poi Rubbi. Ora sede dell’Istituto di Agraria "A.Parolini". Notevole per gli affreschi.

CASE PADRONALI

Angarano:

1 – Antica casa del Comune di Angarano, in via Martinato.

2 – Canonica della pieve di S. Eusebio. Sec. XVIII.

Campese

3 - Casa dominicale, Damiani (Filanda), in via San Martino. Sec. XVIII.

4 – Casa Gianese, Via Villa. Sec. XVI – XVII.

5 – "Palazzon dei Gevri", Castelnuovo. Sec. XVII.

6 – "Casa dei Rusteghi", ora Cavalli, Via T. Cavalli. Sec. XVII-SVIII.

Campolongo:

7 – Casa canonica.

Valstagna:

Oliero:

8 – casa detta "di Ezzelino", esedra del viale di accesso alla chiesa.

Valstagna:

9 – Palazzo Perli. Ex albergo "Al Mondo".

San Gaetano:

10 – Casa dei Venier, contigua alla chiesa di San Gaetano.

San Nazario:

Carpanè:

11 - Palazzo Guarnieri, sede della Comunità Montana.

Merlo:

12 – Opificio Fontana, Casa Fontana.

13 - Turri.

Solagna:

14 – Casa dominicale ora Trattoria "da Doro" e il contiguo "ospedale dei pellegrini" (bar Manega). Importanti affreschi.

15 – Casa Ferracina.

Pove:

16 - Ca’ Gheltoff, ora Ferraro.

17 – Ca’ Morolazzaro.

 

CORTI RUSTICHE

La segnalazione di esempi caratteristici è per difetto. In questa categoria rientrano molti centri delle Contrade del Canale di Brenta.

Angarano:

1 - Case Miceli, fondo rustico di Villa Bianchi-Michiel. Insiste su una villa rustica romana dell’età imperiale.

2 – Privà. Notevole complesso sulla cima dell’omonima collina.

3 – Sarson. Casa con corte di proprietà Cavalli, antica posta della transumanza. In abbandono.

Campese.

4 – Castelnuovo. Corte chiusa da arco. Antiche case fortificate.

Campolongo.

5 – Le case a monte della piazza del paese.

Valstagna:

6 - Case Giaconi. Notevoli.

7 - Spizzo. Notevole per il paesaggio.

8 - San Gaetano: corte della chiesa ed ex casa Venier.

San Nazario.

9 – Pianari.

Solagna.

10 – Case ad oriente della chiesa, portico che sbocca in via Ferracina. Antico nucleo medioevale.

11 - La corte di via Torre. Nucleo medioevale.

Pove:

12 – Casa dei "Bregoni", ora Agnolin.

 

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Un edificio unico nel suo genere e di grande pregio architettonico è il cosidetto Palazzon Sul Monte Caina. Attualmente minaccia di rovinare.

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IL PALAZZON SUL MONTE CAINA

Contesto territoriale.

Tra i luoghi più noti di Campese, anche se non pertinente strettamente al suo territorio, vi è quella valle che si trova immediatamente a ridosso del crinale del Caina e della Campesana indicata genericamente come "da drio" e, in parte, come pra cavallo e raggiungibile percorrendo il sentiero del masarozzo e della bocchetta, o seguendo l’impervio trodo delle ghibbie. Alla testata di questa valle si trova una corte con un grande edificio chiamato appunto Palazzon.

Si tratta di una architettura singolare, diversa per dimensioni e collocazione da tutte le altre costruzioni della zona. L’edificio con le sue pertinenze sorge sulla piccola sella ad Ovest della sommità del Caina da dove si può scendere a Sud alla valle del Silan e a Valrovina e a Nord a Campolongo. Questo percorso permette di aggirare il territorio di Campese con le sue due chiuse sulla Brenta e si qualifica quindi per questa sua caratteristica come uno dei punti di accesso al Canale di Brenta che aggira gli sbarramenti naturali e difensivi del fondo valle e contemporaneamente come una via di accesso all’Altipiano di Asiago.

Descrizione.

L’edificio principale anticamente aveva una pianta rettangolare con lati, all’incirca, di metri 14 per 28, attualmente presenta una pianta di metri 6 per 21 circa, ridotta di più della metà rispetto a quella antica. Questo ridimensionamento edilizio è attestato fin dal 1813. L’edificio attuale, che è un evidente adattamento di quello più antico, presenta al piano terra un vano d’entrata cui si accede da due grandi portoni ad arco, a destra e a sinistra si trovano due stalle; il piano superiore, cui si accede dall’esterno, è una grande tezza per il fieno. Tre buche fienaie mettono in diretta comunicazione il piano superiore a quello inferiore. Il solaio tra i due piani è costituito da una grande volta a botte, costruita con pietra del luogo, ad arco ribassato sostenuta nel mezzo da colonne monolitiche a capitelli "dorici" nella stalla ad Ovest, da pilastri in pietra (sempre monolitici) nella stalla ad Est; tra i capitelli delle colonne o dei pilastri e la volta sono inserite delle zeppe di legno che garantiscono la tenuta. Anticamente, con molta probabilità, si trattava di un locale unico lungo circa 24 metri e largo circa 6. Le colonne in pietra e i pilastri probabilmente provengono dalla parte abbattuta dell’edificio. La pianta antica è ancora riconoscibile nella spianata a Nord purtroppo rimaneggiata per ricavare un’area di parcheggio. Ad Ovest si trovano due grandi pozzi con serbatoio a cupola e vera in pietra e una pozza per l’abbeverata degli animali. L’attuale corte è fiancheggiata da locali di abitazione e di servizio. Come fosse l’edificio antico e il suo uso si potrebbe maggiormente conoscere da un accurato rilievo architettonico e da una campagna di saggi sul terreno.

Notizie storico critiche.

Gli elementi architettonici attuali rimandano ad una costruzione attorno al 1500-1600, ma l’impianto potrebbe essere più antico. Che il luogo fosse abitato e comunque interessato all’allevamento lo possiamo arguire da due documenti di compravendita risalenti alla fine del 1300, in cui si parla di una pezza di terra prativa di campi sei e di un certo maso con le sue pertinenze. La località in cui si trova questa pezza di terra è caigina. Il documento del 17 gennaio 1390 è interessante perchè la trattativa avviene a Campese nella casa di abitazione di Zanino del fu Marco da Campese, il venditore è Ziramonte del fu Giordano da Varoina e il compratore Bonaventura del fu Nicolò da Campese. Non sappiamo esattamente dove localizzare questo appezzamento di terreno e il maso, comunque questa è una testimonianza dell’interesse degli abitanti di Campese per questi pascoli; il maso poi suggerisce la presenza di una abitazione.

I proprietari del Palazzo all’inizio del 1800 erano i Cornaro, più a valle troviamo i Gradenigo e i Roberti. Questo testimonia dell’interesse economico che le grandi famiglie sia veneziane che bassanesi avevano anche per il territorio montano oltre che per la campagna dove sorgevano le loro splendide ville. Le dimensioni antiche del Palazzo suggeriscono che i pascoli di sua pertinenza debbano essere stati molto vasti e che comunque fosse un punto di riferimento per il territorio circostante.

LA TERMINAZIONE TRA ANGARANO E IL TERRITORIO DI CAMPESE (Campese – Campolongo – Valstagna)

Il luogo, posto tra Angarano e i territori del Monastero di S. Croce di Campese, presenta la caratterisica di essere stato interessato attraverso i secoli da una confinazione tra comuni di cui restano i termini in pietra e la linea di confine ancora segnata per lunghi tratti da lastroni verticali di pietra e, sul crinale dalla campesana, da un piccolo vallo. Questi cippi di termine sono numerosi sul Caina-Palazzon per le caratteristiche del confine che in quel posto è particolarmente tortuoso: sono caratterizzati dalla croce gromatica sulla parte superiore e dalle sigle dei comuni e da eventuali date sulle facce verticali. La sommità del cippo del Caina con la croce gromatica misura cm. 29 X 20 (circa). Sul lato Nord l’iscrizione appare molto consunta e di incerta lettura. Si leggono delle cifre: quella certa è la seconda da sinistra: 7 , prima di questa forse si legge una 1, al terzo posto una 3 che forse è un 8 oppure uno 0, la quarta cifra è una 7 molto consunta. Le letture possibili sono: 1737, 1787, 1707. Ultimamente (22 novembre 1997) abbiamo letto 1707; la data coinciderebbe con la divisione dei beni tra Valstagna, Oliero e Campolongo, il luogo però non ha a che fare direttamente con Valstagna e Oliero. Riteniamo comunque che la data sia stata apposta posteriormente alla infissione del termine e che questo si debba far risalire almeno al 1584, cioè alla confinazione con Angarano come attestato dal Termine di Vallerana. E’ però da notare che la confinazione tra Angarano e il territorio campesano risale alla istituzione del monastero, riteniamo quindi che tale termine, insieme agli altri, risalga quasi certamente agli anni immediatamente posteriori alla donazione del 1127. I termini attuali, se non sono materialmente quelli antichi, certamente insistono sul luogo di quelli fissati nei primi anni del 1100 e delimitanti il nuovo territorio del Monastero di Santa Croce di Campese.

La serie dei cippi porta, partendo dalla sommità del monte Caina, denominata proprio per questo croce cajna, da una parte alla pietra di confine in Vallerana e dall’altra al termine di Campese presso il Vallison.

Altri cippi che hanno direttamente a che fare con quelli sul Caina sono quelli della Vallerana e delle Casare di Campolongo:

Termine di Vallerana-Valleranetta:

su un masso e` scolpito a destra il leone di S. Marco, a sinistra molto grande la croce (della città` di Vicenza o del Monastero di Santa Croce di Campese?) e, sotto, la data: "MDLXXXIIII A DI VI OTOBRIO" ( 1584 il giorno 6 di ottobre).

In alto a sinistra tra la croce e la data è stata apposta una ulteriore iscrizione in lettere capitali databile alla metà del 1900: ANTONIO; si tratta, quasi certamente, dell’abitudine di apporre il proprio nome su iscrizioni e monumenti a testimonianza irrefrenabile del proprio passaggio.

Nella mappa del Catasto napoleonico, sezione di Campolongo, (1812) è chiamato termine della grotta.

Un'altra operazione di confinazione che parte dalla Valchiama fino ai confini della Vallerana fu fatta da Alvise De Piero nel tardo autunno del 1502 .

Termine di Tornà sulla vetta del monte Giarella

Nella mappa del catasto napoleonico, sezione di Campolongo, (1812) dove il confine svolta a gomito verso Ovest è segnato il termine della tornà. Poco più ad Ovest ne è segnato un altro (croce) senza diciture. Il termine si trova a Sud della località segnata: Vetta del Monte Giarella.

Oltre a questi termini in pietra, lungo la strada ad Est del Palazzon si trova una interessante fila di pietre ritte, purtroppo in parte abbattute, che testimoniano la permanenza fino in età prossima a noi di questo antichissimo uso.

IMPORTANZA

Si tratta dell’unico edificio antico della parte orientale dell’Altopiano dei Sette Comuni sopravvissuto al tempo, alle guerre e ora in procinto di cadere per incuria.

E’ pregevole per l’architettura e il sito in cui si trova.

Si tratta di una testimonianza unica che affonda le sue radici nel medioevo e, quasi certamente viste le caratteristiche del luogo, molto prima.

ATTENZIONI PARTICOLARI

È necessario l’immediato salvataggio anche attraverso gli strumenti di vincolo attuabili in un primo momento dagli Enti Locali (Comune in particolare).

L’area, purtroppo, è divenuta in parte parcheggio. La fila di pietre lungo la strada, che richiama un allineamento come si usava in epoca megalitica (anche se non così antica ?), è in parte abbattuta, la sequenza dei cippi confinari è in pericolo e in particolare quello della Caina (Croce Caina) è stato recentemente manomesso da un segnale trigonometrico. Le lastre di pietra (ormai rara e importante sopravvivenza) che segnano i confini vengono spesso abbattute per facilitare il passaggio di mezzi meccanici.

Tutto il complesso va segnalato come importante.

* IL luogo ha visto una frequentazione millenaria per cui ogni intervento sul terreno fa fatto con scrupolo e attenzione e seguito da un esperto che sia in grado di accorgersi di eventuali reperti o situazioni di importanza storica - archeologica – ambientale.

VALORIZZAZIONE CULTURALE E TURISTICA

Viste le premesse il luogo è suscettibile di una valorizzazione interessante. Il complesso del Palazzon potrebbe divenire un luogo di ospitalità e incontro.

E’ da aggiungere che dal punto di vista paesaggistico siamo sullo sperone più orientale dell’Altopiano. La vista sulla pianura è spettacolare e si spinge fino al mare; nel 1800, epoca ancora del "Viaggio in Italia", ci si spingeva fin qui – gli anglosassoni in particolare- per ammirare il sorgere del sole.

 

BIBLIOGRAFIA

Archivio di Stato di VeneziaCatasto Napoleonico: mappa di Campolongo

mappa di Angarano

mappa di Campese

Sommarione N° 881, "Comune di Vallerovina": Impostato il giorno 7 febbraio 1813

Archivio, Museo, Biblioteca di Bassano del Grappa, in particolare:

Fondo Angarano, vol 12, fascicolo 2° "instrumenti diversi del Comun d’Angaran dall’anno 1205 - 1469."

1778 Verci G.B.Storia degli Ecelini, Venezia 1778, doc. CI, 22 novembre 1221.

1981 Signori F.Valstagna e la destra del Brenta, Cittadella 1981.

1995 Chemin A., Campese storia del territorio, Verona (Campese) 1995

1997 Chemin A., Il Palazzo sul monte Caina, in :Il Merlino, n. 2, Campese 15 dicembre 1997, pp.4-5.

1998 Chemin A.,Itinerari religiosi e militari attraverso la Brenta,in AA.VV. Giornata del F.A.I., Bassano 1998.

Archivio CheminCartella Palazzon e Termini.

 

 

 

 

CHIESETTA E SCUOLA SUL COL DEI PRAI A CISMON

La Scuola e la Chiesetta sono edificate su un piccolo spiazzo a quota 1061 sul crinale tra la Val Lavello (a Sud) e la Val di Frassine (a Nord); il luogo è chiamato Col Brocco.

Lo spiazzo in realtà è una "banca" (terrapieno) ricavato sbancando la roccia a monte e costruendo una "masiera" a valle.

La chiesetta è dedicata a San Giuseppe ed è orientata lungo il versante del monte con direzione all’incirca a Sud Est. Presenta una navata all’incirca 8 metri per 5 e un’abside profonda 3.

Tutto l’edificio è costruito in pietra bianca locale su un basamento bugnato. La facciata è caratterizzata dalla porta principale di ingresso, con stipiti sagomati in pietra, sormontata da un piccolo oculo dalla cornice sagomata in pietra, sopra questa si trova una nicchia con la statua di San Giuseppe con il Bambin Gesù e un giglio. Sulla sommità della facciata, all’incrocio dei due spioventi del tetto, si trova un campaniletto a vela in pietre sagomate con una piccola campana.

Il fianco Sud è caratterizzato da una porta laterale di ingresso con stipiti sagomati in pietra e da due finestre a semiluna poste in alto.

L’abside non presenta aperture di alcun genere, è interamente costruita in pietra e nel punto apsidale mostra inglobata una soglia in pietra.

L’edificio propone stilemi tipici della tradizione valligiana del 1700, come le finestre a mezzaluna, mentre l’accentuata inclinazione delle falde del tetto richiama una tipologia nordica anche se non è estranea alla tipologia di copertura del vecchi fienili locali. La costruzione risale all’ultimo decennio della prima metà del 1900 (1940).

L’edificio della Scuola, posto ad Oriente della chiesa, è costruito su due piani, interamente in pietra locale ed è dotato di una cisterna interrata per raccogliere l’acqua piovana. Le testate delle travi del tetto sono sagomate elegantemente con l’ascia.

IL rustico locale di servizio annesso ai due edifici presenta ancora una tipica copertura in lastroni di pietra.

A poche centinaia di metri, verso Nord, scendendo lungo la mulattiera si trova una piccola ghiacciaia con copertura a falsa cupola che racchiude una sorgente d’acqua.

La scuola e la chiesa si trovano all’incirca al centro del territorio montano delle valli Chizza Lavello e Frassine.

Per queste valli il censimento del 1951 riporta un numero di residenti in "case sparse" di 128 abitanti.

Sempre sulla parte occidentale del Grappa un’altra scuola elementare fu costruita anche nella località "Al Lepre" in comune di San Nazario.

NOTA BIBLIOGRAFICA

Albertini G.,Note di geografia antropica sul Massiccio del Grappa, in L’Universo 43, 1963.

Beltrame G. , Luoghi sacri minori in Diocesi di Padova, Padova 1992.

Celotto A.F.Monte Grappa, nel suo aspetto scientifico e storico, Bassano 1966.

 

 LE MASIERE

 Le masiere, o "terrazzamenti" sono una delle caratteristiche peculiari del paesaggio del Canale di Brenta e sono legate all’economia agricola della valle.

La risorsa economica che dal 1600 in poi ebbe maggior sviluppo e segnò il paesaggio e il modo di vivere del Canale fu, la coltivazione del tabacco.

Non c’è documento scritto di quando questa pianta arrivò. La leggenda, ancor viva, tramandata da padre in figlio racconta che "siamo i più vecchi coltivatori" e che "la semenza" arrivò nel bastone cavo di un "frate" (monaco) benedettino (La leggenda ricalca alla lettera quella dell’introduzione del baco da seta, proveniente dalla Cina, in Europa.)

Questa coltivazione si diffuse dopo il 1560 circa, dapprima nell’antico territorio dipendente dal Monastero di Santa Croce di Campese e poi, dal 1817 ne fu permessa la coltivazione anche sulla Sinistra Brenta [passaggio dell’imperatore d’Austria Francesco I° per S. Nazario - lapide nella piazza di S. Nazario].

Nella seconda metà del 1800 tutto il terreno disponibile, fin sulle coste impervie e dirupate delle montagne, è messo a cultura. Così scrive un testimone oculare:

"Pochissimo è il terreno arabile della valle, e la massima parte di quello coltivato è del genere che nei catasti si distingue col nome di coltivo da vanga. E’ veramente mirabile l’arte e la perseveranza con cui questi valligiani seppero, con fatiche inapprezzabili ed impagabili, ridurre a coltura alcuni tratti dei ripidi declivi delle montagne, cambiando queste in grandiose scalee, i cui scaglioni, impendenti l’uno sull’altro, sono piccoli campicelli, sostenuti dalla roccia e da muricciuoli, e creati, ingrassati, adacquati con terra, concime ed acqua portati sin lassù a schiena d’uomo! Da tre secoli quella brava gente lavora per ridurre le nude rocce a campi preziosi; e, laddove nel 1502 il secretario ducale Alvise de Piero, in una sua relazione al Consiglio di X scriveva che Valstagna, capoluogo della valle, non aveva alcun palmo di terreno, ora nei campicelli creati da quella industre popolazione si coltivano circa 20.000.000 (venti milioni!) di piante di tabacco ogni anno"(Brentari 1885, p.85).

Questi terrazzamenti sono ancora in parte visibili, dove invece il bosco ha ormai riguadagnato il suo dominio si può avere la ventura di imbattersi in muraglioni di pietra che ancora, improvvisi, si ergono tra le piante.

Masiere deriva dal latino maceries e significa "mucchi di pietra", muri a secco, come appunto sono i manufatti che si trovano sulle nostre montagne.

L’epoca della massima diffusione di queste tecniche di costruzione è la seconda metà del 1800. Dobbiamo però rilevare come questa tecnica si trovi particolarmente applicata nel medioevo nei terreni di pertinenza dei monasteri benedettini. Possiamo quindi pensare che anche questo sia uno dei frutti della messa a coltura della valle incrementata dal Monastero di Santa Croce di Campese dal 1124 in poi.

Le aree dove troviamo la maggior frequenza e gli aspetti più significativi sono:

1 – San Gaetano (Valstagna). E’ l’esempio più significativo e spettacolare maggiormente conservato.

2 – Tutta la fascia della mezzacosta tra San Gaetano e Valstagna a monte del paese e delle contrade.

3 – La costa di Postarnia di Valstagna.

4 – La mezzacosta di Campolongo .

5 – Campese, a monte della strada campesana. A monte della chiesa di San Martino i terrazzamenti presenti fino a mezzacosta, sono ora occultati dalla vegetazione.

6 – Le Bresagge di Solagna.

7 San Nazario, in particolare ai Lanari e a Piancastello.

 

Questi manufatti sono un esempio unico e irrepetibile di uso del suolo e costituiscono un monumento storico e paesaggistico che caratterizza la valle.

 

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