L’olivicoltura nella leggenda, nella storia, nella tradizione

di Guerino Maculan

Fra tutte le piante che crescono sulle sponde del "Mare Nostrum" (il Mediterraneo), di certo l'olivo è quella alla quale è stata attribuita la maggiore sacralità.

Gli egizi, grandi consumatori di olio e di olive, attribuivano ad Iside l'invenzione dell'oleificazione.

In Mesopotamia fonti storiche accertano che attorno al 1760 a.c. si commercializzava l'olivo e i suoi prodotti secondo il codice di Hammurabi.

La tradizione ebraica vuole che l'Olivo, assieme al Cipresso ed al Cedro, sia una delle tre piante germogliate dai semi posti fra le labbra di Adamo, dopo la sua morte, dal figlio Set.

Ricordiamo inoltre la colomba che porta a Noè il ramoscello di Olivo annunciando la fine del diluvio. Con l'olio d'oliva, considerato quasi una linfa divina, venivano consacrati i re d'Israele. Riprendendo il rito, anche la religione cristiana usa l'olio in molti sacramenti.

La cultura greca attribuiva la diffusione dell'olivo a Pallade Atena, che in una gara con Poseidone per la supremazia sull'Attica fece nascere con un colpo di lancia un grande olivo sull'acropoli. Zeus, che presiedeva la divina giuria, ne decretò la vittoria, stimando che fosse questo il dono più bello ed utile.

Furono proprio i Greci i maggiori divulgatori di questa coltura in tutto il bacino del Mediterraneo, seguiti dai Romani, che organizzarono il commercio dell'olio in una vera e propria borsa, distinguendo le olive in cinque qualità, a seconda del grado di maturazione e di sanità.

Sopravvissuta nel medioevo, grazie alla coltivazione dei Benedettini, l'olivicoltura ebbe una forte ripresa nel rinascimento, grazie anche alle nuove tendenze alimentari che abbinarono l'olio agli alimenti che Colombo aveva importato dalle Americhe, stimolando con i nuovi sapori e colori la fantasia degli "scalchi" (cuochi) e gettando così le basi della cucina moderna.

La diffusione della coltivazione dell'olivo nel bassanese si pensa sia iniziata in epoca romana con l'insediamento in zona della "Gens Bassia", che certamente, oltre a cultura, leggi e religione, avrà insegnato alla gente del posto la coltivazione di piante e la lavorazione di prodotti facenti parte della grande tradizione romana.

Nella trasmissione dei "livelli" (affitti di terreni), trascritti nei documenti della pieve di Solagna, troviamo l'attestazione che anche un certo numero di piante di olivo erano in dotazione ai parroci. Analoga testimonianza troviamo più tardi negli annali delle parrocchie, a conferma della presenza e dell'importanza di questa coltivazione. Anche la tradizione si rivela particolarmente affezionata a questa pianta: il sacro e miracoloso crocifisso di Pove, scolpito in una sola notte da un misterioso pellegrino, è in legno d'olivo.

L'olivo caratterizza il paesaggio delle nostre zone: chi dalla pianura salga verso il bassanese non può non sostare incantato di fronte al paesaggio collinare coperto di oliveti dalla verdeggianti chiome, che la Valle del Brenta in lenti e prolungati sospiri di brezza delicatamente muove: una pennellata di colore che il grande ed eterno pittore ha voluto immortalare in questo nostro angolo di mondo.

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