La conduzione dell’oliveto

a cura di Carlo Grandesso

 

 

La preparazione del terreno

 

Innanzi tutto è fondamentale scegliere attentamente il terreno da destinare all'olivo, accertandosi, in primo luogo, che vi sia un perfetto smaltimento dell'acqua in profondità, onde evitare pericoli di ristagno; bisogna poi prepararlo in maniera adeguata, effettuare la piantumazione con razionalità ed in epoca adatta e assicurare fin dall'inizio alla piantina le migliori condizioni per un facile attecchimento ed un rapido sviluppo.

Se l'impianto verrà effettuato in appezzamento soggetto a pendenza, nel punto predeterminato dove andrà messa a dimora la nuova pianta verrà effettuata una buca possibilmente larga per smuovere il terreno in maniera ampia, dopo di che nel centro di essa verrà interrato l'apparato radicale della piantina ad una profondità tale che il livello del vaso in cui era contenuta precedentemente corrisponda al livello del terreno.

Nel caso si intenda mettere a dimora gli olivi in un terreno pianeggiante, si dovrà effettuare una lavorazione profonda su tutta la superficie interessata all'impianto, in modo da preparare un ambiente uniforme e favorevole allo sviluppo delle radici.

Si dovrà tener conto che gli apparati radicali degli olivi si sviluppano con la maggior parte delle loro radici in uno spessore di terra compreso tra la superficie del terreno e i 50-60 cm. di profondità, per cui la lavorazione, che potrà consistere in una ripuntatura con ripper incrociata o in una aratura profonda, dovrà possibilmente giungere a questa profondità.

Dopo questo intervento e dopo un leggero passaggio di affinamento (rottura delle zolle), basterà predisporre delle piccole buche, sufficienti a contenere l'apparato radicale raccolto in vaso della pianta da mettere a dimora.

Durante gli interventi di lavorazione del terreno o di effettuazione delle buche, si potrà interrare la concimazione di fondo e/o la letamazione.

L'eventuale riempimento della buca, dove verrà posizionato l'apparato radicale della piantina, è importante sia costituito da terricci di torba mista a terra e da ammendanti organici, con funzioni miglioratrici delle caratteristiche del terreno.

La messa a dimora delle piantine, generalmente fornite in vaso e prodotte da talee di 2 anni, è bene eseguirla non prima di aprile-maggio, cioè molto vicina alla ripresa vegetativa.

Successivamente all'impianto, si deve irrigare, per il duplice scopo di fornire il necessario apporto di acqua e di favorire l'assestamento del terreno attorno alle radici.

Risulta necessario, affiancare alle piantine un tutore che non deve essere né troppo grosso né troppo vicino al fusticino, altrimenti si rischia di atrofizzare tutte le gemme e i rametti rivolti verso il tutore, impedendo un armonico sviluppo della chioma.

 

 

Sesto di impianto e forme di allevamento

Vanno scelte in funzione dell'ubicazione del fondo, della fertilità del terreno, delle disponibilità idriche e della vigoria delle piante. Nei nuovi oliveti si tende consigliare forme abbastanza basse quali il monocono o il vaso abbassato.

 

La forma di allevamento dimostratasi più valida è quella a Monocono: con essa la pianta, non richiedendo grossi interventi cesori durante la fase di formazione della chioma, inizia a fruttificare molto presto. L’allevamento a monocono consiste nel lasciare sviluppare le piante con un'asse centrale rivestito da rami leggeri con lunghezza decrescente dal basso verso l'alto, che non siano concorrenti all'asse stesso.

Si utilizzano piante di 1-2 anni, non cimate, allevate in contenitore. All'impianto si accoppiano ad un paletto tutore sporgente almeno m. 1,80 fuori terra. Occorre badare, sin dalle prime fasi di crescita, che la pianta si sviluppi con un tronco dritto e la cima ben evidente, mai in concorrenza con rami sottostanti troppo sviluppati, che vanno opportunamente cimati o al limite eliminati. Nel caso la cima sia ben rivestita da rami anticipati che potrebbero sostituirla, è utile deviarla su uno di questi, di medio vigore e con andamento eretto, all'altezza di 1,3-1,5 m. da terra. Questa deviazione favorirà lo sviluppo delle branche di base. Se la cima dovesse risultare danneggiata o indebolirsi, la si sostituisce col più vigoroso dei rametti sottostanti, che va legato verticalmente al tutore. Con l'inizio della fruttificazione si può intervenire, sempre leggermente e con gradualità, eliminando eventuali rametti deboli interni, i succhioni (rami verticali molto vigorosi sviluppantisi nelle zone di curvatura delle branche) ed i rami più bassi che sviluppandosi toccherebbero il suolo. Le branche principali devono essere inserite a spirale lungo il tronco in modo da risultare uniformemente illuminate (quelle sovrapposte troppo vicine vanno eliminate); il loro sviluppo nel senso della lunghezza dovrà essere decrescente, procedendo dalla zona basale a quella apicale della chioma, per mantenere inalterata la forma conica.

La cima va sempre mantenuta libera e diritta; quando la pianta si sviluppasse eccessivamente in altezza, essa va richiamata con un taglio di ritorno su un ramo laterale sottostante eretto.

 

Il Vaso abbassato è più complesso e ha bisogno di maggiori interventi di potatura per la sua impostazione. Si deve procedere al taglio dell'asse centrale a 80-90 cm. da terra e all'allevamento di 3-4 branche aperte il più possibile così da formare 3-4 piramidi inserite sul tronco centrale con graduale sviluppo delle branche laterali in modo decrescente dal basso verso l'alto.

 

Il sesto di impianto va sostanzialmente adattato al tipo di forma di allevamento (il monocono richiede investimenti più fitti), e alle caratteristiche del terreno e può essere sintetizzato in varie misure:

4 x 4 in terreni poveri e non irrigui

5 x 5 in terreni fertili e non irrigui

6 x 6 in terreni fertili ed irrigui

 

Poiché il polline dell'olivo è trasportato dal vento, occorre verificare se durante il periodo della fioritura (da aprile a giugno a seconda delle latitudini) il vento spira solo in una direzione. In tal caso, nei nuovi impianti, se nei dintorni non esistono altri olivi il cui polline possa essere trasportato sui vostri, dovete disporre le piante in modo che quelle delle varietà autocompatibili (ad esempio Frantoio) vengano a trovarsi dalla parte da cui pro- viene il vento e non al contrario.

 

 

La concimazione di fondo all'impianto dell'oliveto

 

In occasione delle lavorazioni del terreno in fase di impianto di un oliveto, sarà conveniente, a meno che il terreno non sia già ricco di sostanza organica, interrare un buon letame bovino maturo, in dose di 6-7 kg. per metro quadro (600-700 q./Ha). Durante la vita dell'oliveto è sufficiente poi intervenire con concimazioni letamiche periodicamente ogni 3-4 anni; in alternativa possono essere impiegati ammendanti organici.

I concimi minerali andranno distribuiti in fase di lavorazione del terreno autunnale, apportando ovviamente gli elementi nutritivi meno dilavabili, quali il fosforo, il potassio e il magnesio. La quantità di concime consigliata varia da 8-9 q.li per ettaro di perfosfato minerale e di 3-4 q.li per ettaro di solfato potassico magnesiaco.

 

 

Concimazione dell'oliveto adulto

 

Pur essendo una pianta piuttosto rustica, l'olivo ben si avvantaggia di una corretta presenza di elementi nutritivi: azoto, fosforo, potassio, magnesio, calcio e boro, sono gli elementi più importanti.

Carenze di azoto determinano sviluppi stentati della chioma con defogliazioni e scarsa produttività; il fosforo è molto importante per lo sviluppo radicale soprattutto nei primi anni di vita, inoltre favorisce la fioritura e l'allegagione dei fiori, anche se la sua carenza è rara. Il potassio rende le piante più resistenti agli stress e favorisce la fioritura, l'allegagione e lo sviluppo dei frutti con un miglior contenuto in olio. Il magnesio è soprattutto importante per la crescita delle piante che si presentano con chiome stentate e, in caso di carenza, con diseccamenti apicali. Il calcio è importante per l'olivo, ma fortunatamente la sua carenza è rarissima. Per i microelementi, da tener presente è la carenza di boro, con la quale le foglie si presentano pallide, deformate (a falce, bifide, tozze) e la pianta produce scopazzi (diseccamenti apicali) e defogliazioni generalizzate; i rametti disseccano gradualmente oppure producono pustole tondeggianti. Sui fiori la carenza di boro si manifesta con produzioni e allegagioni scarse; i frutti rimangono piccoli e cadono prematuramente.

I fabbisogni di questa coltura possono essere soddisfatti anche solo mediante l'impiego di letame ben umificato da distribuirsi anche annualmente, ma nel caso di impossibilità di reperire la concimazione organica (va ricordato che esistono ammendanti organici sterili in commercio), si può far ricorso ai concimi minerali, tenendo presente che le dosi di azoto non devono superare i 70-80 kg. azoto/ha, (pari a circa 1-2 Kg di Solfato Ammonico/pianta), frazionando la distribuzione dalla ripresa vegetativa in almeno due interventi. Per il fosforo non si devono superare i 15-20 kg fosforo/ha (pari a 0,1-0,2 Kg di perfosfato triplo/pianta) e per il potassio i 70-80 kg potassio/ha (pari a 0,5-0,6 Kg di solfato potassico/pianta). Il boro sul terreno va distribuito sotto forma di borace in quanto a lenta cessione e solamente in caso di accertata carenza; possono risultare utili anche interventi con concimi fogliari a base di boro da effettuarsi nel periodo di formazione delle mignole (10-15 giorni prima della fioritura) e successivamente alla fine della fioritura.

 

La nutrizione deve essere regolata in base alla natura del terreno, alle disponibilità di acqua irrigua, alla "storia" dell’oliveto, tenendo conto che il rapporto considerato generalmente razionale fra gli elementi principali Azoto, Anidride Fosforica e Ossido di Potassio è di 2.1 : 0.35 : 1.05.

Molto utile risulta l’apporto di Boro ai fini della produttività quando l’analisi fogliare ne denuncia una presenza inferiore a 20 ppm della sostanza secca.

In genere si considera che 10 kg di olive asportino in media g 90 di Azoto (N), g 20 di Anidride fosforica (P2O5), g 100 di Ossido di Potassio (K2O) e pochi grammi di Magnesio (Mg). La diagnostica fogliare dovrebbe dare, per una pianta ben nutrita, i seguenti risultati: N = 2.1; P2O5 = 0.12; K2O = 0.6-0.7; Mg 0.25, in percento della sostanza secca; Boro = 20 ppm di sostanza secca (come già detto).

Per quanto riguarda le epoche di distribuzione, i concimi organici devono essere distribuiti in inverno; i fosfopotassici possono essere somministrati in qualunque periodo, ma è preferibile durante l’autunno o l’inverno. Se il terreno è inerbito (vedi più avanti) la distribuzione deve essere effettuata nell’autunno, subito dopo la raccolta, visto che i concimi vengono sparsi sul prato e non possono essere interrati.

Per quanto riguarda l’Azoto, che può andare facilmente perduto in quanto solubile all’acqua, conviene distribuirlo a fine inverno. Se più tardi, dopo la fioritura, si rileva una produzione abbondante, un sostegno molto utile per l’albero (che deve contemporaneamente provvedere alla nutrizione di molti frutti e alla crescita di nuovi rami per la produzione dell’anno dopo) è rappresentato da due-tre irrorazioni alla chioma con urea (grammi 1.000 - 1.500 in 100 litri di acqua), distanziate di 12-15 giorni, di cui la prima da farsi non appena le olivine raggiungono le dimensioni di un grano di pepe.

In ogni caso la concimazione azotata deve essere attentamente regolata, ricordando che un eccesso può favorire attacchi di cocciniglia e rendere l’albero più sensibile al freddo e più soggetto all’infezione della rogna.

 

 

Lavorazioni del terreno e irrigazione

 

Una volta effettuato l'impianto si procederà a mantenere pulita dalle infestanti la fascia sulla fila anche mediante lavorazioni molto superficiali. Dopo il terzo anno si procederà all'inerbimento permanente su tutta la superficie, limitando le lavorazioni alla trinciatura dell'erba, che verrà lasciata decomporre sul posto con formazione di uno strato organico.

Pur essendo l'olivo una pianta che consente lunghe sopravvivenze anche in condizioni di notevole carenza idrica, è altrettanto vero che in condizioni di stress idrico le funzioni vitali rallentano, in particolare l'attività fotosintetica, con effetti negativi sulla produzione e crescita vegetativa dell'annata, nonché sull'accumulo di sostanze di riserva, che si ripercuotono anche negli anni successivi.

 

 

Fabbisogni idrici

 

Solitamente regimi idrici dell'ordine di 700-800 mm. annui di pioggia sono sufficienti a garantire vitalità e produttività dell'olivo; in realtà bisogna tener conto della irregolarità della distribuzione delle piogge durante l'anno, nonché della granulometria, della profondità del terreno, e della sua pendenza ed esposizione. In media una annata su due generalmente si assiste a prolungati periodi estivi con assenza di pioggia, che inducono la pianta ad uno stato di stress visibile in maniera appariscente con la cascola dei frutticini o, in fase più avanzata di sviluppo di questi, con il raggrinzimento o il disseccamento delle olive. Benché la capacità di recupero dell'olivo in conseguenza dell'arrivo delle piogge sia veramente sorprendente, risultano comunque negativi questi periodi di ridotta attività metabolica, che avvengono proprio nel periodo dell'anno dove temperature e lunghezza del giorno garantiscono una elevata attività fotosintetica.

In definitiva, quindi, risulta importante garantire un sufficiente tenore idrico nel terreno per massimizzare l'attività produttiva e ridurre l'alternanza di produzione. La maggiore garanzia produttiva si ottiene mediante l'impiego di impianti irrigui con microgetti a goccia o a spruzzo che possono gestire, economizzando al massimo, il consumo di acqua e soprattutto graduare le necessità della pianta per tutto il periodo vegetativo; nel periodo estivo sarà sufficiente la disponibilità media di circa 1 mm. al giorno di acqua e gli interventi con impianti irrigui sotto chioma potranno nei nostri ambienti essere effettuati ogni 2-3 giorni.

Altri interventi irrigui possono essere effettuati solamente "di soccorso", tenendo presente che interventi con volumi di acqua di 2-3 ettolitri per pianta in piena produzione, se localizzati ed effettuati nei momenti di maggiore necessità e di stress della stessa, possono alleviare in parte gli effetti della siccità.

I periodi climatici in cui è indispensabile la presenza di acqua, sono indicativamente tre:

- tra la fioritura e l'allegagione anche in funzione della formazione del nocciolo nella drupa

- all'indurimento del nocciolo, quando, con periodi siccitosi, si possono avere delle cascole notevoli

- nella fase di ingrossamento delle drupe e dell'invaiatura (cambio di colore) l'acqua serve per favorire al massimo l'accumulo di olio nei frutti. Dopo l'invaiatura, in caso di prolungata siccità, si sconsiglia comunque l'intervento irriguo, per evitare riscoppi vegetativi che risentirebbero moltissimo di freddi precoci, con pregiudizio delle produzioni per gli anni successivi nonchè per la sanità della pianta stessa.

 

 

Ristrutturazione dei vecchi oliveti tradizionali

 

La scarsità di illuminazione è la causa principale dell'indebolimento ed impoverimento della vegetazione. Una valida forma di allevamento, deve consentire la omogenea illuminazione della vegetazione e un buon sviluppo vegetativo e produttivo anche nelle branche più basse.

Una forma che può garantire esigenze di economicità e facilità di gestione nella ristrutturazione degli olivi può essere il vaso policonico. Per condurre le piante a questa forma di allevamento, si mantiene intatta la parte basale del tronco, provvedendo a ricostruire solo la chioma, reimpostandola con una struttura scheletrica molto semplice.

Lo scheletro sarà formato da 3-4 branche principali, che si dipartono dal tronco ad una altezza da terra di 1,5 metri circa, o poco più. Ciascuna di queste branche dovranno essere equamente distanziate e divaricate, ogni branca dovrà rivestirsi di vegetazione produttiva ed assumere la forma conica con la base larga in basso. La parte basale interna delle branche principali non dovrà essere rivestita di vegetazione, in maniera da consentire la penetrazione della luce all'interno della chioma. La cima dovrà invece essere piuttosto leggera, rivestita di vegetazione minuta, anche all'interno, però tale da non creare ombreggiamenti alla vegetazione sottostante.

Molto spesso si assiste ad interventi di potatura straordinaria, dettati dalla esigenza pratica di abbassare l'altezza degli olivi. Sovente questo intervento si riduce ad un semplice taglio netto del tronco o delle branche principali. L'obiettivo, oltre a quello di abbassare la taglia della pianta, è anche di favorire l'emissione di nuova vegetazione nella parte bassa della pianta stessa. In realtà, non si riuscirà a gestire adeguatamente lo scoppio vegetativo della pianta incorrendo in un risultato alquanto deludente. La potatura straordinaria di ristrutturazione, dunque, non è da intendere solo come un semplice intervento di abbassamento della chioma: occorre che gli interventi siano orientati anche al conseguimento di una struttura scheletrica geometrica e razionale che ci permetta di ottenere una pianta rinnovata come visto nel paragrafo precedente.

 

 

Potatura di produzione

 

Si intende l'intervento di taglio dei rami finalizzato al mantenimento dell'efficienza produttiva, una volta conclusa la fase di allevamento o di ristrutturazione di una pianta di olivo.

Gli obiettivi da perseguire sono diversi :

- Mantenimento della forma conica delle singole branche o dell'intera pianta, tale da garantire la buona illuminazione della chioma.

- Limitazione delle capacità produttive a favore del rinnovo vegetativo, attraverso il diradamento dei rami fruttiferi ed il richiamo della vegetazione esaurita dalla produzione nell'anno precedente. I rametti che portano olive tenderanno nel corso dell'anno a piegarsi sotto il peso delle drupe: ciò comporterà l'emissione di nuovi germogli sulla zona di piegatura. Con la potatura si tenderà ad eliminare la parte distale delle branchette, lasciando i rami con buon sviluppo vegetativo (20-30 cm.) che sono emersi nella curvatura, diradandoli per mantenere un buon rapporto vegeto-produttivo.

- Mantenimento della vegetazione produttiva vicino al fusto principale. A tale scopo è opportuno provvedere a dei tagli di ritorno su branche possibilmente più vicine al fusto.

- Contenimento dell'altezza della pianta mediante la deviazione delle cime su pro-cime produttive poste in posizione più bassa.

Per quanto riguarda l'epoca di potatura, gli interventi possono essere compiuti sull'olivo in qualunque periodo dell'anno, tranne che in epoche cui potrebbero seguire forti abbassamenti di temperatura. E' noto che una pianta potata da poco subisce maggior danno da freddo rispetto ad una pianta non potata, onde per cui, specialmente la potatura di produzione è opportuno eseguirla a fine inverno.

I tagli, specialmente se effettuati su grosse branche, devono sempre risultare inclinati per evitare ristagni di acqua, vanno rifilati specialmente in vicinanza della corteccia e disinfettati con soluzioni a base di composti di rame e mastice enologico. Le ramaglie cadute nel terreno vanno tolte immediatamente e bruciate, specialmente se colpite da rogna. Alcune fascine di rami sani (non colpiti da rogna), potranno essere lasciati temporaneamente ai bordi degli appezzamenti dell'oliveto perché contribuiscono alla difesa dei parassiti, specialmente alla lotta del Fleotribo o tarlo dell'olivo.

Alcune operazioni di potatura, hanno lo scopo di eliminare il legno colpito da parassiti. Tipico è il caso della "slupatura", intesa come eliminazione di parti di legno (delle branche, del tronco, del pedale) che sono marcite in seguito all'attacco di funghi di vario tipo. Normalmente tale intervento oggi si effettua con la motosega, rifinendo manualmente il lavoro di lisciatura del legno con l'uso di coltelli, sgorbie, roncole. E' importante asportare tutta la parte marcita e anche un leggero strato di legno sano per avere la certezza che non rimangano isole di legno malato che potrebbero rinnovare l'infezione a breve scadenza. La lisciatura è indispensabile ai margini fra il legno e la corteccia (zona del cambio), in modo da favorire la cicatrizzazione in quella zona. Successivamente occorre disinfettare la superficie scoperta usando prodotti a base di rame (es. 200 g. di solfato di rame x 10 l. di acqua), dopo di che, una volta asciugatosi, si impermeabilizza la superficie con il minio o altra vernice.

La potatura di produzione dovrà cercare di rispettare il più possibile l’habitus vegetativo della pianta. Deve essere in genere molto leggera nelle piante giovanissime, in modo da favorire una precoce entrata in produzione. Nei primi anni il giovane albero assume quasi l’aspetto di un cespuglio, nel quale tuttavia si individua a poco a poco lo scheletro definitivo che verrà assunto dall’albero adulto secondo la forma di allevamento prescelta.

Nell’albero adulto la potatura dovrebbe essere sempre relativamente modesta, effettuata ogni anno o ad anni alterni. In relazione all’eventuale alternanza di produzione, dovrà essere più energica dopo un anno di scarica e più leggera dopo un anno di carica, proprio allo scopo di contrastare l’instaurarsi dell’alternanza.

Nel dettaglio, con la potatura si devono asportare prima di tutto i succhioni (a meno che non servano per formare nuove branche), i rami malati o colpiti da cocciniglie, i rami che hanno già fruttificato e quelli eventualmente cresciuti in ombra nelle parti basse e interne della chioma. Bisogna invece conservare (eventualmente diradandoli) i rami robusti, giovani (cresciuti alle spalle dei rami che hanno fruttificato, con andamento non verticale) poiché su questi si rinnoverà la produzione.

Inoltre, per mantenere ricca di vegetazione la parte bassa della chioma, si dovrà mantenere leggera la parte alta mediante un buon diradamento di rami; questo consente di ridurre sia l’ombreggiamento delle parti basse sia il richiamo di nutrienti verso l’alto a scapito della nutrizione dei rami bassi.

 

 

Come un ramo si evolve in branca fruttifera

Consideriamo un ramo a legno di vigore medio (quindi non un succhione) che si è sviluppato durante il primo anno. Durante il secondo anno, il ramo emette vari nuovi rami ed un prolungamento, trasformandosi in branca; la maggior parte di quei rami ed il prolungamento sono destinati in genere a dare frutto nel terzo anno. A causa della vegetazione di tipo basìtono, almeno un ramo in posizione più vicina alla base della branca (ramo A) assume sviluppo maggiore e si presenta come nuovo ramo a legno o ramo misto. Nel terzo anno si ha la fioritura e la fruttificazione sulla maggior parte dei rami della branca; per effetto del peso dei frutti, tutta la parte anteriore della branchetta si piega verso il basso; i rami fruttiferi, un po' per effetto della piegatura e un po' a causa del richiamo di nutrimento da parte delle olive, crescono di solito poco. Invece sì sviluppa facilmente il ramo A, grazie alla sua posizione e alla mancanza di produzione, e si trasforma in una nuova branchetta. Nel marzo del quarto anno, cioè all'epoca della potatura, i rami, che avevano fruttificato nel terzo anno vengono asportati perché più o meno esauriti; ci può essere tuttavia la convenienza di rispettare, ancora per un anno, uno o più di questi rametti in base a due considerazioni, e cioè: 1) se risulta che uno o più di essi abbiano emesso un prolungamento sufficientemente lungo e robusto da far prevedere che dia ancora una buona produzione; è questo il caso evidenziato dalla figura, da cui si vede che è stato rispettato il ramo B; 2) se, anche in presenza di un prolungamento di pochi centimetri, si prevede di andare incontro ad un'annata di scarica; in tal caso è bene lasciare un elevato numero di rami e rametti fruttiferi per attenuare gli effetti della "scarica". Se non si verifica nessuno dei due casi, allora il taglio di potatura viene fatto al di sopra dell'inserzione della nuova branchetta A (in posizione T) che, comunque, è destinata a rinnovare il ciclo. Nelle figure relative all'anno 3 e all'anno 4 si nota, alla base della branchetta originaria, un piccolo ramo ("maschioncello"), indicato con la lettera M, che di solito deve essere rispettato in quanto, trasformandosi poi in branca, assicurerà ancora il rinnovo delle formazioni fruttifere.

 

 

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